La mia intervista su Toscana Oggi La Voce della Valdinievole all’interno dello speciale Terme.
Montecatini Terme, premiata recentemente come patrimonio Unesco, verso il fallimento termale…un paradosso? «Sì, non c’è dubbio. Sarebbe paradossale, a pochi mesi da quel prestigioso riconoscimento, rischiare di dover dire al mondo che un patrimonio come quello di Montecatini viene chiuso al pubblico, perché anni di (non) scelte sbagliate condannano la società (pubblica!) che lo detiene al fallimento. Una sconfitta per la Toscana, e una brutta figura per l’Italia, che dobbiamo assolutamente evitare. L’amministrazione comunale sta facendo di tutto per difendere la città, serve che anche la Regione, socio di maggioranza con direzione e coordinamento, si svegli!».
Al momento ci sono tre possibilità ancora aperte: l’istanza fallimentare, il concordato, e l’amministrazione comunale che vorrebbe ancora tempo per soluzioni private o governative, per lei, qual è il migliore percorso da intraprendere?«La Regione ha perso molto, troppo tempo, basti pensare che nel 2018 Enrico Rossi aveva dichiarato, con proprio decreto, la società Terme di Montecatini di interesse strategico, ma la Regione poi non ha mosso un dito in 4 anni. Sin da quando sono entrato in Consiglio, come presidente della Commissione Controllo, ho posto con forza la questione Terme, che già nel consuntivo 2020 segnava una perdita di valore di oltre 4 milioni come partecipazione. Ma anche lo scorso dicembre hanno respinto alcuni miei emendamenti al Documento di Finanza Regionale, nel quale era scritta una sola via di uscita: ovvero liquidazione e scioglimento. Salvo poi venire pochi giorni fa in Consiglio a chiedere, con una semplice comunicazione dell’assessore Ciuoffo, di cambiare strategia. Speriamo che la mossa non sia tardiva e che questa sia la nuova direzione intrapresa. Speriamo che la maggioranza regionale persegua una soluzione ragionevole per il futuro delle Terme, di Montecatini e dell’intera Valdinievole. Si è però perso ancora una volta tempo prezioso, un mese e mezzo, costringendo gli uffici regionali a muoversi in una cornice molto vincolistica. In queste condizioni, e con una istanza di fallimento pendente, la soluzione più logica è proporre un concordato basato su un piano finanziario solido in cui Stato e Regione facciano la loro parte, risanando il debito e rimettendo la gestione ordinaria in equilibrio, anche con apertura alla gestione privata di alcuni rami di azienda».
Come la politica può favorire un grande investitore, nella sua azione di salvataggio e rilancio? «La politica, a cominciare dal socio di maggioranza, deve (doveva) garantire con coraggio una operazione straordinaria di risanamento dei conti e la possibilità per l’azienda di stare sul mercato, non solo legato a prestazioni sanitarie (seppur centrali, soprattutto dopo la pandemia). Garantendo la fruibilità pubblica di un patrimonio eccezionale e assai rilevante anche in termini quantitativi per la città di Montecatini. Ma senza porre vincoli eccessivi a fronte di proposte (serie) di acquisto e/o gestione da parte di privati».
Quali idee, quali progetti, secondo lei, potrebbero far decollare di nuovo le Terme e la città termale? «Occorrerebbe un progetto strategico di livello regionale, perché le Terme non sono in crisi solo a Montecatini, che inserisca e promuova l’offerta termale, del benessere, della salute, della bellezza, in un prodotto unico al mondo, la Toscana: mettendo così anche i soggetti privati (non solo gli albergatori) nelle condizioni di poter programmare investimenti importanti in un quadro normativo, finanziario e turistico coerente e proattivo. Ma se si pensa che il Piano regionale di Sviluppo, che la Giunta doveva presentare entro 6 mesi dal suo insediamento, è ancora lontano dal vedere la luce, non c’è da stare allegri