Ambiente, Capecchi-Fantozzi (Fdi): “Rischio idrogeologico, semplificare le competenze evitando di fare lo scaricabarile sui comuni”
“Basta con i commissariamenti affidati a soggetti politici, i commissari devono essere dei tecnici”
Firenze 29/11/2022 – “Occorre costruire una diversa governance del rischio idrogeologico semplificando le competenze ma evitando di fare lo scaricabarile sui Comuni. Anche in Toscana sono tante le opere per le quali Giani è commissario ma che in realtà sono ferme da anni. Occorre, perciò, una filiera molto più chiara nelle responsabilità ed anche una collaborazione istituzionale molto più veloce che garantisca di realizzare interventi già finanziati e attesi da troppi anni. Mettere in campo le deroghe già previste, i soldi per l’assistenza tecnica, l’avvalimento con strutture di qualunque natura dall’Anas alle autorità di distretto, alle società di Stato. La difesa del suolo e la sicurezza non sono né di Destra né di Sinistra, appartengono a tutti e vanno organizzate nel modo migliore” dichiarano i Consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Alessandro Capecchi, Vicepresidente della Commissione Ambiente e Territorio, e Vittorio Fantozzi, vicepresidente Commissione Sviluppo economico e componente Commissione Aree Interne, ed il coordinatore regionale di Fdi e deputato Fabrizio Rossi intervengono dopo la tragedia di Ischia e dopo l’allarme lanciato dal segretario dell’Autorità di bacino Gaia Checcucci che ha parlato di “rischio frane elevato per la Toscana”.
“Bisogna fare pianificazione e prevenzione. La Protezione civile, al netto delle competenze in materia di organizzazione della prevenzione, quando materialmente interviene lo fa perché ci sono situazioni emergenziali. Le istituzioni hanno il dovere di intervenire per ridurre il rischio idraulico e idrogeologico. La Toscana, come gran parte d’Italia, è un territorio fragile ma questo non può giustificare l’immobilismo od il rimpallo di responsabilità -sottolineano Capecchi, Fantozzi e Rossi– Va poi fatto un lavoro certosino sul territorio verificando tutte le situazioni di rischio e vanno messi in cantiere interventi che limitino i fenomeni di alluvioni localizzate, che mettono a repentaglio la vita delle persone e l’assetto di interi territori e vallate”.
“Inoltre, basta con i commissariamenti affidati a soggetti politici, i commissari devono essere dei tecnici in grado di garantire competenze professionali ad hoc e assicurare velocità nell’esecuzione degli interventi uscendo dai consueti impasse politici -spiegano Capecchi, Fantozzi e Rossi– Quando si mettono in campo, per ragioni di urgenza, strumenti tecnici questi devono essere gestiti in modo rapido da professionisti della materia. Servono commissari veri svincolati dai presidenti delle regioni, che come tutti gli amministratori locali vivono di consenso. Commissari a livello di distretto con possibilità di nominare sottocommissari per i bacini più grandi. In un regime emergenziale bisognerebbe avere il coraggio di ripartire i fondi per bacino, piuttosto che per regione, ovvero affidare ai commissari le risorse per gli interventi da realizzare”.
“La risposta dell’assessore Monni, all’allarme dwll’Autorità di bacino che era da cogliere come spunto di riflessione e con senso istituzionale, dimostra che non ha capito quello che è stato detto. E, infatti, lancia un altro protocollo su una cassa di espansione, quella dei Renai, di cui si parla dagli anni ‘90”.