Sanità, Fratelli d’Italia: “No allo smantellamento del Cosma e Damiano di Pescia, la sanità toscana deve ripartire dagli ospedali periferici”
“Dalla Regione fanno sapere che i fondi per la sanità ci sono, allora è un problema di organizzazione dei servizi. Sfidiamo la maggioranza regionale a trovare urgentemente una soluzione”
Pescia 17/05/2022 – “Esprimiamo ferma contrarietà allo smantellamento progressivo dell’ospedale Cosma e Damiano di Pescia, la sanità toscana deve ripartire dai territori, dagli ospedali periferici che garantiscono una sanità diffusa. Dalla Regione fanno sapere che i fondi per la sanità ci sono, tra Pnrr ed un miliardo aggiuntivo che dovrebbe mettere il Governo, allora è un problema di organizzazione dei servizi. Sfidiamo la maggioranza regionale a trovare urgentemente una soluzione per mantenere aperto e operativo l’ospedale di Pescia, a partire dal punto nascite, che serve la Valdinievole e anche la Piana lucchese. Non ci interessa una guerra di logoramento, siamo interessati soltanto a garantire i servizi per le persone” dichiarano i Consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, Alessandro Capecchi, e Vittorio Fantozzi, presidente della Commissione d’inchiesta sulla pandemia.
“I problemi degli ospedali territoriali, come quello di Pescia, vengono da lontano, quando furono realizzati i quattro nuovi ospedali di Pistoia, Prato, Lucca, Massa con il project financing, strumento di partenariato pubblico-privato. Costo complessivo 419 milioni e 499 mila euro, dei quali 169 milioni messi dallo Stato, 56 milioni dalle Aziende sanitarie e 194 milioni dal concessionario. Nell’ottobre 2019 la Regione destinò alle aziende ed agli enti del Servizio sanitario un miliardo e mezzo di investimenti per interventi di adeguamento e miglioramento degli ospedali e delle strutture sanitarie, quali Case della Salute, sedi distrettuali, strutture psichiatriche, elisuperfici. Il project financing non si è rivelata la strada giusta per la realizzazione degli ospedali pubblici, con un forte squilibrio a vantaggio del privato, come, tra l’altro ha confermato la Corte dei conti. L’impegno finanziario della Regione è stato dell’80% con un costo complessivo di 1,59 miliardi di euro, cifra che ha appesantito le casse regionali penalizzando di fatto i piccoli ospedali”.
“Se davvero la Regione vuole mantenere servizi efficienti, mi chiedo come mai allora non è stato fatto nulla per ottenere la deroga prevista dalla legge per gli ospedali in condizioni orogeografiche difficili e che non raggiungono la quota dei 500 parti annui, quando anche a causa dei dirottamenti delle partorienti in altre strutture a causa del Covid si poteva benissimo prevedere questo calo -dichiara Giacomo Melosi consigliere comunale di FDI di Pescia– Sono evidenti le responsabilità politiche frutto di una chiara volontà di depotenziare ulteriormente l’ospedale della Valdinievole”.
“L’annunciata chiusura del punto nascite dell’ospedale di Pescia è solamente l’ultimo di una serie di azioni politiche sanitarie regionali che hanno depotenziato, di volta in volta, il presidio sanitario della Valdinievole. La scelta politica della Regione, legittima (sia chiaro) ma che non condivido in alcun modo, è quella di accentrare i servizi nelle zone maggiormente popolate -sottolinea Lorenzo Vignali, vicesindaco di Chiesina Uzzanese e consigliere provinciale- La Valdinievole, come tutte le altre aree “periferiche” della Toscana è continuamente penalizzata in tutta una serie di scelte fondamentali per lo sviluppo futuro del nostro territorio: infrastrutture, rifiuti, mobilità, sanità. La scelta della Regione è sempre quella di avere un occhio di riguardo verso i grandi centri, un centralismo che si va a scontrare con l’essenza del nostro territorio che si forma da secoli sui campanili, sulle specificità dei vari comuni che animano e rendono grande la nostra Regione. Spero in un dietrofront sull’ospedale di Pescia”.